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L’anno che verrà. Scopri le Prospettive Finanziarie del 2024: Tra Sfide e Opportunità.

Caro amico, ti scrivo, così mi distraggo un po’E siccome sei molto lontano, più forte ti scriverò…

 

Così inizia “l’anno che verrà” la canzone che Lucio Dalla canta facendo una riflessione su ciò che comporta il cambiamento e il significato che associamo al trascorrere del tempo.

 

Ognuno di noi nutre spesso molte aspettative per l’anno nuovo e si tende a volersi preparare per poterlo affrontare nel migliore dei modi, per questo nell’ultimo mese dell’anno fioccano articoli, interviste e programmi sulle previsioni per l’anno nuovo.

 

Stessa cosa avviene nel mondo finanziario, solo che solitamente il nome che viene affidato a questi ragionamenti non è “previsione” ma un più professionale inglesismo: outlook.

 

Può sembrare assurdo ma l’approccio alle previsioni economico finanziarie o anche politiche assomiglia a come attendiamo gli oroscopi, pronti ad affidarci alla lettura delle stelle fatta da un sedicente esperto

Il problema principale è che però tutti, o forse sarebbe meglio dire molti, si attaccano a questi documenti come se fossero effettivamente delle previsioni, anzi degli oracoli, delle visioni del futuro avute da esperti. Ciò si traduce in frustrazione nel momento in cui questo non dovesse accadere (e accade di frequente). Questo è dovuto alla nostra incapacità di fare ragionamenti statistici, quelli riportati in questi documenti sono scenari con livelli di probabilità associata, l’evento con peso relativo maggiore non cancella gli altri. L’utilizzo che deve essere fatto di questi documenti è il creare degli scenari di mercato ai quali associamo nostri futuri comportamenti al solo scopo di essere più confidenti e sicuri quando accadranno (stilare il piano A, il B, il C e al bisogno il D e così via…).

 

Ricordo benissimo che con l’impennata dell’inflazione nel 2022 molti hanno espresso rabbia perché nessuno l’aveva prevista, in realtà tutti dipingevano uno scenario a bassa (o bassissima) probabilità di un ritorno dell’inflazione come negli anni ’70, ma l’aver visto una probabilità così bassa ha escluso dalle nostre menti che l’evento sarebbe potuto accadare.

 

IMPROBABILE NON SIGNIFICA IMPOSSIBILE.

 

L’elezione di Trump racchiude l’essenza della differenza tra impossibile ed improbabile. Nonostante i sondaggi siano stati tacciati di commettere errori questo non è del tutto vero, il peculiare sistema elettorale statunitense unito ai margini degli errori assegnava delle probabilità (minoritarie sicuramente) all’elezione del repubblicano.

Così le previsioni di fine 2022 raccontavano del 2023 come dell’anno della recessione, solo che così non è stato. Ma il problema anche in questo caso non sono state le previsioni, ma l’utilizzo fideistico che ne è stato fatto.

 

Per il 2024 tutti pensano che sarà l’anno che porterà al taglio dei tassi, i più ottimistici ipotizzano tagli per complessivi 1,5 punti percentuali mentre i più attenti limitano la stima ad un taglio dello 0,75%. Quello che ci si aspetta inoltre è un cambiamento di focus da parte delle banche centrali dal rischio inflattivo alla crescita in rallentamento, infatti le stime prevedono un inizio di anno dove l’economia potrebbe subire uno stop dovuto alla contrazione delle spese e degli investimenti privati.

 

Queste sono le aspettative ad oggi in merito ai tassi di interesse futuri della FED

Questo scenario porta a prediligere (naturalmente dipende dagli obiettivi e dagli orizzonti di investimento) un allungamento delle duration in campo obbligazionario, prediligendo un elevata qualità del credito (IG rispetto a HY), mentre in campo azionario sono da prediligere i settori difensivi: healthcare e consumi discezionali e uno stile di investimento di tipo Value. Arrancheranno le altre classi di investimento: monetario, materie prime e ancora l’immobiliare (è già in corso il mercato orso dal 2021).

 

Questo è quello che ci si aspetta nello scenario principale e dedotto da dati di cui siamo a conoscenza ora, ma non è detto che questo sia rispettato o che non possa mutare durante lo scorrere dell’anno.


Vi riporto un paio di esempi sui quale si può riflettere:

A sorpresa la Cop 28 si è conclusa con lo storico accordo per la transizione energetica che porti il mondo entro il 2050 ad emettere zero emissioni nette

è da poco terminata la Cop28 nella quale a sorpresa è stato deciso di terminare entro il 2050 l’utilizzo dei carburanti fossili, questo come influenzerà il costo dell’energia? Da un lato potremmo aspettarci che i Paesi produttori facciano ancora più cartello diminuendo sempre di più le estrazioni giornaliere andando ad aumentare i prezzi. Dall’altro in un contesto di difficoltà nel riportare le produzioni su livelli alti i Paesi che possono permettersi questi aumenti produttivi potrebbero staccarsi dagli altri cercando di vendere quanto più petrolio possono entro lo stop produttivo avendo un vantaggio competitivo, ciò porterebbe i prezzi ad abbassarsi e avrebbe una forza deflattiva e a favore della crescita mondiale.

Il secondo esempio ha a che fare con la crescita degli indici americani del 2023 fortemente influenzata dall’incremento dei prezzi di una manciata di aziende a maggior capitalizzazione, il mercato potrebbe giudicare che le aziende a minor capitalizzazione abbiano scontato fortemente le loro valutazioni e in un contesto di stimolo economico potrebbero essere viste come delle ottime opportunità, avrebbe quindi meno senso avere un asset allocation difensiva (large cap e settori difensivi).

Stessa cosa si può dire lato credito, se la recessione o rallentamento previsti non impattassero in maniera rilevante sulle società a più scarso credito i default potrebbero restare contenuti e anche in questo caso sarebbe ipotizzabile un apprezzamento dei titoli HY.

 

Quindi bisogna fare attenzione e ricalibrare a seconda di come gli eventi influenzano i mercati, se si vuole fiorire sui mercati dobbiamo allontanare il pensiero di anticipare i mercati, ma seguirli con attenzione costruendo strategie che siano supportate dai nostri orizzonti temporali aggiungendo sempre una giusta dose di diversificazione, non pensiamoci tutti dei piccoli Warren Buffet.

 

Fin qui abbiamo parlato di dati stimati, quello che invece sappiamo già per certo sono gli appuntamenti già in calendario che accadranno e tra questo su tutti spiccano le elezioni americane (ci saranno anche quelle a Taiwan, ma entriamo nel campo della fanta geopolitica quindi lascerei stare).

 

Questi appuntamenti fissi mi permettono di approfondire un altro argomento caro alle previsioni: la stagionalità dei rendimenti.

Il nome stagionalità riporta alla mente il moto di rivoluzione terrestre e l’alternarsi di periodi favorevoli e sfavorevoli al secolare mondo agricolo e che permette di organizzare le attività. Nel mondo degli investimenti non esiste un elemento così catalizzante (come il moto terrestre), ma esiste un aggregato di comportamenti umani che sono guidati dalle aspettative e dalle normative e che permettono di segnare risultati che possono accomunarsi alle stagioni agricole.

 

Negli ultimi 92 anni, l'S&P 500 ha guadagnato il 77% delle volte durante il periodo del Santa Claus Rally sottolinea Sundial Capital Research. Il guadagno medio in questo periodo di negoziazione di sette giorni è stato del 2,66%.

Stiamo terminando il mese di Dicembre che solitamente porta con se il rally di Natale con crescite azionarie nella maggior parte dei casi, segue Gennaio mese anche questo solitamente positivo, dovuto con ogni probabilità alla necessità di ripartire che sente ogni persona all’inizio dell’anno. Mentre i mesi statisticamente negativi sono Febbraio, quando si portano a casa le buone performance di fine e inizio anno, Maggio da qui il detto sell in May and go away e il mese di Settembre, che è si il back to school ma è anche il mese dove arriva la scadenza dell’anno fiscale per i fondi di investimento americani che tendono a chiudere le posizioni in guadagno per consolidare i risultati, facendo così aumentare i venditori sui mercati.

 

Ma se riusciamo a trovare una stagionalità mensile (che ricordo è una statistica, quindi una probabilità e non una certezza) non possiamo fare la stessa cosa con l’andamento del mercato durante l’anno delle elezioni presidenziali americane? Gli Stati Uniti infatti rappresentano il maggior mercato azionario mondiale (pesa intorno al 60% delle borse mondiali), sono la prima economia mondiale e il loro presidente ha poteri importanti e che naturalmente influenzano le aspettative dell’intero mondo.


Le elezioni americane possono essere brutali nel loro svolgimento, ma hanno un pregio difficilmente riscontrabile nelle altre democrazie, hanno dei timing definiti e sempre rispettati, quindi già oggi sappiamo che da gennaio a giugno si terranno le primarie che andranno a stabilire quali saranno i candidati che si contenderanno la presidenza a novembre (ebbene si, anche il partito del presidente tiene le primarie anche se è scontata la rielezione del presidente), si parte sempre dalle primarie in Iowa (quelle anche più particolari, strutturate con un peculiare metodo, quello dei Caucus).


Solo in tarda estate (fine settembre) partono i dibattiti presidenziali, per arrivare al voto di novembre, il voto dei grandi elettori di dicembre e l’insediamento del nuovo presidente a gennaio a Washington.


Contrariamente a quello che si possa pensare i mercati non prediligono un partito o l’altro e nemmeno candidati più solidi o outsider, al contrario si nota una certa compressione delle performance (che sono tendenzialmente sempre positive) nei mesi che anticipano il voto, per poi aumentare i risultati nei mesi successivi.


In ogni caso si può affermare che le elezioni sono eventi trascurati e trascurabili per i mercati finanziari che preferiscono orientare i loro sentiment rispetto a inflazione e crescita economica.


Cosa leggermente diversa avviene se si parla di singoli settori, in questo caso l’incidenza legislativa risulta maggiore e diventa maggiore anche l’influenza del candidato eletto.


Diventa quindi sensato diversificare senza esporsi eccessivamente a singoli settori di investimento o singoli emittenti. Ricordiamoci sempre l’obiettivo del nostro investimento, che non è cavalcare la moda momentanea o salire sul treno che ipotizziamo sia il più rapido (anche perchè è falsa l’ipotesi di stabilire delle connessioni causa effetto reali), ma è raggiungere i NOSTRI obiettivi di vita nei tempi che ci siamo preposti.


L’anno che sta arrivando tra un anno passerà

Io mi sto preparando, è questa la novità



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