L’inizio della fine per il calcio arabo: L'Intrigante Storia di Henderson e le Verità sulla Felicità Finanziaria
- Marco Clementi
- 21 gen 2024
- Tempo di lettura: 4 min

La notizia finanziaria che mi ha maggiormente colpito e incuriosito questa settimana riguarda il mondo del calcio e nello specifico l’ingaggio da parte dell’Ajax del calciatore inglese Henderson.
In questo caso, ciò che desta interesse non sono tanto le cifre del nuovo accordo, ma le rinunce economiche del calciatore che nell’estate 2023 decise di firmare un contratto triennale da 40 milioni lordi con una squadra dell’Arabia Saudita mentre oggi decide di non incassare neppure un euro e accontentarsi di 5 milioni lordi pur di tornare a giocare in Europa.

È giusto fare un passo indietro. Quest’estate le squadre della Saudi League sono spesso apparse sui giornali sportivi perché sono riuscite a strappare al calcio europeo atleti di livello e importanti nei loro campionati, solo per tre nomi: Cristiano Ronaldo, Neymar e Benzema. Per chi segue il calcio non ci sarà bisogno di spiegare nulla, per tutti gli altri basti sapere che erano giocatori ritenuti fondamentali nelle loro squadre di origine e in grado di spostare gli equilibri sportivi e di immagine dei club nei quali giocavano, quindi non siamo di fronte a sportivi giunti a fine carriera che cercano l’ultimo contratto della vita e qualche titolo sul giornale in memoria dei tempi migliori.

I club Arabi, tutti di proprietà della famiglia reale del Paese tramite un fondo pubblico per gli investimenti, sono riusciti in questa opera di convincimento grazie a fiumi di denaro utilizzati per sedurre i campioni stranieri.

Henderson giocava nel Liverpool di cui era anche capitano e bandiera, con 12 anni di militanza con i rossi di Liverpool, anche con la sua nazionale l’Inghilterra era un calciatore importante, tra i primi 20 calciatori di sempre per presenze e fu anche capitano della squadra.
Fuori dal campo è sempre stato riconosciuto come un uomo apertamente schierato per la tutela e l’ampliamento dei diritti delle persone appartenenti alla comunità LGBTQ+, sua la scelta di giocare con la fascia di capitano riportante l’arcobaleno.
Nonostante tutto a sorpresa ha accettato, la proposta di ottuplicare il suo ingaggio ha cancellato qualsiasi altra idea (il Paese storicamente non ha una veduta aperta sui temi sociali, è prevista la pena di morte per l'omosessualità, e l'attuale leader del Paese è una figura autoritaria e spietata, basti vedere l'omicidio del giornalista Khashoggi).
Almeno fino alla prova dei fatti. Sì perché nelle interviste lo stesso Henderson nelle interivste ha lamentato di aver passato un brutto periodo, naturalmente noi non sappiamo quali ragioni lo abbiano spinto a prendere questa decisione: lo stile di vita saudita completamente differente da quello europeo, le pressioni arrivate dalle associazioni che prima sosteneva, la mancanza di stimoli professionali, problemi nell’utilizzo dei capitali guadagnati o ancora problematiche fiscali.
Verrebbe da pensare che i soldi non fanno la felicità; a livello scientifico il premio Nobel Kahneman insieme a Deaton nel 2010 sostennero che effettivamente la felicità smetteva di aumentare raggiunto un certo reddito, nel loro caso 75000 $, ma la ricerca è stata da poco, ossia dal 2021, parzialmente confutata da Killingsworth, un esperto ricercatore della Wharton School business school della University of Pennsylvania appartenente al gruppo delle scuole Ivy League statunitensi.
La ricerca afferma che effettivamente non ci sia un livello plateau di reddito dopo il quale la felicità smette di aumentare (a patto di non essere nella fetta di popolazione intrinsecamente infelice) ma che ogni dollaro in più comporti un aumento della felicità.

Naturalmente il nostro esempio, quello di una superstar del calcio, ci impone di ricordarci la funzione di utilità marginale dei beni. Ossia, al crescere del consumo di un’unità di un determinato bene, l’apporto di utilità dell’ultimo consumo tende ad essere minore rispetto al consumo precedente; se consideriamo il denaro come un bene consumabile (cosa che in effetti è), differenze anche rilevanti su cifre enormi non apportano sensibili aumenti di utilità o felicità.
Lo stesso professore Killingsworth ha affermato che il reddito e la ricchezza sono solo una variabile nella determinazione della felicità degli individui.

Infatti, se ci spostiamo dai singoli agli aggregati umani, come le nazioni, ci accorgiamo che il reddito non è la variabile più incidente nel determinare i livelli di felicità percepita; ad esempio, pare essere maggiormente impattante l’assenza di ingiustizia nella società, nella ricerca della banca mondiale del 2022 "world happiness report" appare abbastanza chiaro come al crescere delle ineguaglianze deperisce l'indice della felicità. Risulta interessante da citare l'esempio del Buthan che dal 2008 ha introdotto in costituzione il FIL ovvero l'indice che misura la felicità della popolazione, come parametro guida delle decisioni di governo.
La storia di Henderson ci aiuta ad affrontare il concetto di felicità finanziaria che riguarda tutte le persone che abbiano un portafoglio composto da una qualsiasi attività finanziaria o reale.
Ci verrebbe da pensare che la maniera migliore per massimizzare la nostra soddisfazione sia quella di guadagnare il più possibile, un unico obiettivo: battere il mercato.
Eppure, a ben vedere, non è così; molti sono mossi all’investimento da ragioni molto meno ambiziose, come per esempio la difesa del risparmio dall’erosione inflazionistica; oppure, la massimizzazione dell’accumulo in un determinato lasso temporale per poter accelerare un acquisto desiderato o ancora la creazione di una rendita che sia da supporto ai consumi.
Nel caso in cui si disattenda la ragione che ha portato all’investimento, scatta inesorabile l’insoddisfazione e nel caso in cui si inciampi in un momento buio del mercato il rischio è anche quello della perdita di fiducia nel sistema, che è la cosa peggiore che possa accadere.
La soluzione diventa necessariamente fare un’analisi dei propri bisogni, necessità e dei propri desideri, senza farsi abbagliare da una caratteristica in particolare se questa non riesce ad assecondare tutto ciò che noi ci aspettiamo da quell’esperienza, che essa sia: un lavoro, un investimento o l’ingaggio da parte di una società sportiva.
Sono sicuro che Henderson oggi si sta domandando come sarebbero stati gli ultimi 6 mesi se invece di massimizzare solo l’aspetto salariale avesse considerato anche tutte le altre cose che ritiene importanti nella sua vita.

Se anche tu, nel tuo piccolo, ritieni che le tue scelte non vadano incontro ai tuoi desiderata segui l’esempio dell’inglese, fermati rifletti e cambia strada, imbocca quella che senti più tua, nella vita come negli investimenti.
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