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La crisi che sta sconvolgendo gli Stati Uniti

Settimana scorsa su Barron’s una rivista americana che tratta notizie a tema finanziario è uscita una notizia che potrebbe avere un importanza enorme. L’azienda farmaceutica Vertex sta testando in fase 3 un farmaco antidolorifico sostitutivo degli oppiodi e i risultati preliminari lasciano ben sperare.

Ma perchè questa sarebbe una notizia dirompente? In fin dei conti si tratterebbe della semplice commercializzazione di un farmaco antidolorifico, che andrebbe ad affollare un mercato già sviluppato (quello dei farmaci a base oppiacea) da oltre un secolo.

Per capire in maniera adeguata la portata della storia bisogna fare un passo indietro, qual’è la principale causa di morte negli Stati Uniti considerando la fetta di popolazione maggiormente popolosa (18-45 anni)? Se pensate alle armi da fuoco o agli incidenti stradali siete fuori strada, ormai da diversi anni la principale causa di morte negli USA è quella causata dalle overdose, il trend è in continua crescita e parte dalla fine degli anni ‘90 e con differenti molecole oggi siamo arrivati alla quarta ondata di morti da overdose, in questi ultimi anni il farmaco incriminato è il fentanyl, un analgesico derivato degli opppiodi, si tratta di un farmaco sintetico, che ha un potere analgesico 50 volte maggiore dall’eroina e 100 volte maggiore della morfina, un basso prezzo commerciale (ogni dose può costare tra i 10 e i 60 dollari); che nell’ultimo periodo sta venendo “tagliato” con altre droghe stimolanti che complicano ancora maggiormente il lavoro dei sanitari in caso di overdose, infatti oggi non basta più somministrare un farmaco antagonista del fentalyn per bloccare l’effetto sedativo.


Se non avete mai sentito parlare di questa storia probabilmente state pensando a gruppi di sbandati, emarginati dalla società che trovano conforto in una dipendenza, non è la storia di cui stiamo parlando. Intanto per inquadrare la dimensione della questione partiamo dai numeri: 100.000 decessi. Un numero gigantesco.

Recentemente Netflix ha prodotto la serie Painkiller che tratta del caso Purdue Pharma

Ora passiamo all’identikit medio di un tossicodipendente, pensate a una qualsiasi persona che a seguito di un intervento chirurgico (di qualsiasi tipo) cominci ad avvertire una forma di dolore cronico, si reca dal proprio medico curante che gli prescrive un antidolorifico, così inizia il dramma della dipendenza.

Nel corso degli anni la sensibilità verso la crisi degli oppiodi è aumentata sempre di più e i media hanno iniziato ad inserirla nelle storie. Tra queste il recente Dopesick (su Hulu, in Italia DisneyPlus) oppure ancora il vincitore del Leone d’Oro nel 2022 “tutta la bellezza e il dolore”

La storia dicevamo parte sul finire degli anni ‘90 con la commercializzazione da parte dell’azienda americana Purdue Pharma, di proprietà della famiglia Sackler, dell’ossicodone col nome commerciale di OxyContin (il farmaco che prendeva il dottor House per lenire il dolore alla gamba), il farmaco fu pubblicizzato come il miglior  prodotto per liberare i pazienti dalla schiavitù del dolore senza aver effetti di assuefazione nè di dipendenza.

In questa foto i due esponenti anziani della famiglia Sackler

Questo è scritto sulla confezione e confermato dall’FDA, l’ente che regola la commercializzazione dei farmaci negli USA, il passaggio è importante perchè la dicitura recita: si crede che l’assorbimento ritardato…riduca la possibilità che si sviluppi dipendenza. Scrivono “si crede” perchè nessuno ha effettuato delle vere ricerche su questo, tutto deriva da un fascicolo prodotto dalla stessa azienda che l’ha prodotto.


Insieme alla produzione di ricerche false la vendita viene accompagnata da una incessante campagna pubblicitaria della Purdue verso i medici di base: si punta molto sull’assurdo di far provare dolore ai pazienti e ai miracoli delle ricerche scientifiche che hanno permesso di produrre farmaci con meno dell’1% di probabilità di sviluppare dipendenza (affermazione supportata da uno studio, mendace anche questo). Il mercato esplode, da un giro di affari di poche decine di milioni di dollari a un miliardo.


In realtà la famiglia Sacker sapeva benissimo il potere di assuefazione del medicinale, anzi viene sfruttato, infatti le confezioni del farmaco diventano sempre più grandi per appagare la domanda sempre maggiore.

Questo è l’inizio della prima ondata, che sarà seguita dalla seconda con protagonista l’eroina e l’ingresso nella storia dei narcotrafficanti messicani, la terza col fentalyn e l’ultima, l’attuale, del fentalyn tagliato con altre sostanze.


La Purdue Pharma oggi non esiste più, nel 2020 è stata condannata al pagamento di risarcimenti per 8 miliardi di dollari, ma nessuno dei protagonisti è finito in carcere e i Sackler continuano ad essere una famiglia miliardaria.


Nonostante questa chiusa amara ben si capisce che se la notizia della Vertex fosse confermata sarebbe una bomba e avrebbe un utilità per risolvere una piaga sociale e un mercato che gli analisti immaginano potrebbe attestarsi intorno ai 5 miliardi di dollari all’anno.


A livello finanziario questo porterebbe un aumento già oggi del valore dell’azienda, poichè la borsa sconta oggi i futuri flussi di cassa derivanti dal nuovo prodotto, una stima prevede che se il farmaco dovesse effettivamente funzionare come ipotizzato il valore di una singola azione dovrebbe aumentare di circa il 70%.

L’azienda danese nel 2023 ha superato la capitalizzazione di LVH diventando così la più grande azienda europea e quella più grande nel campo della produzione dei farmaci

Gli esempi positivi non mancano, basti pensare alla società danese Novo Nordisk specializzata in prodotti che contrastano il diabete, che quest’anno è diventata l’azienda europea a maggior capitalizzazione (450 miliardi di dollari) spinta dalla commercializzazione di un nuovo farmaco contro l’obesità che ha portato il valore delle azioni a schizzare di quasi l’80% negli ultimi 12 mesi. Oppure abbiamo ancora in mente l’esplosione in borsa delle due aziende che hanno rivoluzionato la produzione dei vaccini: BionTech e Moderna.


Naturalmente questa fase non consente di capire se effettivamente il farmaco avrà fortuna e sarà commercializzato e la sensibilità che ha suscitato la crisi degli oppiodi ha attirato diverse ricerche di molti big del settore che per un motivo o per l’altro hanno sempre abbandonato gli studi non arrivando mai a risultati soddisfacenti, quindi l’attenzione deve restare molto alta.

L’ascesa di Holmes fu incredibile quanto la sua caduta

Ma il vero pericolo in questo settore si ha quando i dati sono manomessi (vedi la storia sopra di Purdue) o artefatti per far meglio apparire un azienda, spinti dai media che sono alla spasmodica ricerca di novità da raccontare e magnificare, l’ultimo caso perverso avvenuto in questo settore è quello di Elizabeth Holmes che con la sua start up Theranos prometteva di rivoluzionare la diagnostica (con una sola goccia di sangue sarebbe stato possibile fare un infinità di indagini mediche) e che a causa della frode portata avanti nella manipolazione dei dati oggi dovrà scontare 11 anni di carcere (nel 2014 la società veniva valutata 10 miliardi di dollari).


Il mercato dei farmaci ha un ruolo sensibile sulla nostra società ed è corretto che sia ben vigilato, ma oggi più di ieri potrà beneficiare della spinta di uno dei megatrend in atto, ossia quello dell’intelligenza artificiale, grazie al potere di calcolo sempre maggiore, si pensa che l’applicazione della IA alla ricerca farmacologica non solo potrà ridurre il tempo necessario per analizzare le reazioni chimiche ma potrebbe anche sviluppare in autonomia delle molecole migliori rispetto a quelle presenti oggi in commercio, resterebbero naturalmente tutti i processi di controllo che sono in essere anche oggi, ma la spinta potrebbe essere incredibile.

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