Tre Lezioni sulle Bolle Finanziarie: Comprendere il Passato per Navigare il Futuro
- Marco Clementi
- 24 gen
- Tempo di lettura: 3 min
Ti sei mai chiesto perché, nonostante tutte le lezioni del passato, cadiamo sempre nella stessa trappola? Le bolle finanziarie non sono solo storia: sono un meccanismo che si ripete. E no, non è una questione di intelligenza o esperienza: è il nostro cervello che ci frega ogni volta.
Oggi ti porto a fare un viaggio tra le bolle finanziarie più famose della storia. Non per il gusto di fare un tuffo nel passato, ma per capire come evitarle nel futuro. Ogni bolla è una lezione di psicologia applicata ai mercati: euforia, ottimismo cieco, paura di perdere il treno. Suona familiare? Vediamo cosa ci insegnano tre esempi emblematici.
1. L’euforia dei “Nifty Fifty”: Quando il successo sembra eterno
Negli anni ’60 e ’70, alcune aziende americane come IBM, Coca-Cola e McDonald’s erano considerate infallibili. “Non c’è prezzo troppo alto per un’azienda così solida!” dicevano. E poi? Quelle azioni crollarono, ricordandoci che anche il meglio ha un limite.
Come disse Ray Dalio: “L’eccessiva fiducia è l’anticamera della disfatta.” La lezione? Non farti accecare dall’euforia. Anche le aziende migliori possono essere sopravvalutate. Gli affari si fanno quando i compratori sono pochi ricordalo.
2. La bolla dot-com: Il prezzo di sognare troppo in grande
Alla fine degli anni ’90, chiunque avesse un’idea legata a Internet diventava una star del mercato. “È la nuova economia!” gridavano. Howard Marks, uno dei pochi a restare con i piedi per terra, nel 2000 scrisse un memo avvertendo che quell’ottimismo era pericoloso. E aveva ragione, internet ci ha effettivamente cambiato la vita ed ha stravolto i mercati, ma non in un anno, c’è voluta una decade.
La lezione? L’innovazione è fantastica, ma l’entusiasmo sfrenato è un pessimo consulente. Quando senti troppa euforia attorno a un settore, fai un passo indietro e valuta con freddezza. Anche se è tutto giusto ricorda di pesarlo per il suo prezzo.
3. La bolla immobiliare del 2007: Ignorare l’ovvio
Prima del 2008, i prezzi delle case negli Stati Uniti salivano senza sosta. Ma c’erano segnali evidenti che qualcosa non andava: mutui concessi a chi non poteva permettersi di pagarli, eccesso di speculazione. Robert Shiller, uno dei pochi a lanciare l’allarme, venne ignorato. E poi il disastro.
La lezione? I segnali d’allarme spesso ci sono, ma scegliamo di ignorarli. Perché? Perché non vogliamo vedere ciò che potrebbe disturbare il nostro ottimismo.
Riflessione: siamo di nuovo nella stessa situazione?
Il CAPE (Cyclically Adjusted Price-to-Earnings) oggi è a livelli storicamente elevati, segnale che potremmo essere vicini a una nuova bolla. Ma attenzione: il contesto è diverso. Nel 2000, i mercati erano dominati da aziende speculative. Oggi, invece, giganti come Apple e Microsoft hanno bilanci solidi e modelli di business ben definiti.

Questo significa che non dobbiamo preoccuparci? No. Significa che dobbiamo contestualizzare i dati, senza fare affidamento cieco su un singolo indicatore. Ignorare i segnali sarebbe da ingenui, ma reagire in modo impulsivo sarebbe altrettanto pericoloso.
Conclusione: Non puoi evitare le bolle, ma puoi prepararti
Le bolle ci saranno sempre. È nella natura dei mercati (e delle persone). Ma non devi prevederle per proteggerti. La vera arma è un portafoglio costruito sui tuoi obiettivi, diversificato e calibrato per il lungo termine.
Ricorda: un buon piano non elimina il rischio, ma lo gestisce. E ti permette di cogliere le opportunità, senza essere travolto dagli eccessi del mercato.
Alla prossima rivoluzione finanziaria!
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